martedì 22 ottobre 2013

Il mio mondo. Ora.

Mi dicono Sei grande, mi dicono Sei forrte. Mi dicono Racconta. Devi scrivere di tutto questo.
Ma questi pensieri, restano dento, restano chiusi, pugni nello stomaco che fanno male.
Nessuno può raccontare, sono mostri che stanno nella testa che non sapevo neppure di avere, come quando uscivano solo di notte, veloci, fulminei, spaventosi e nemmeno il Tavor li metteva a tacere, passavano nella mente e uscivano fingendosi sogni. Chi poteva saperlo che avevo tanti mostri nella testa?
Mi dicono Torni come prima, sei bella come prima, però quando mi specchio non sono più io e quello non mente. Quella vera è rimasta lì dentro, nella camera operatoria, l'hanno issata sul tavolo a pancia in già, le hanno fatto un taglio sulla nuca che sembra disegnato col righello per quanto è preciso e geometrico. Quella di prima se ne sta chissà dove a correre, con i muscoli scolpiti sulla pancia, come fossero disegnati.
Corre corre corre corre.
Mi dicono Passa, ma non passa niente. Io me li ricordo questi 363 giorni lunghi un'eternità. Io li sentivo tutti, quando parlavano di me.
Gli infermieri quando venivano a lavarmi e dicevano tra loro Piano, le fanno tanto male le gambe, mia madre che prendeva il dottore in disparte e diceva Le è cambiata la vita dalla sera alla mattina. Lui rispondeva Qui a tutti è cambiata la vita in un istante.
Muoiono le stelle, cadono come pioggia, cadevano giorno dopo giorno, ogni mattina quando mi aiutavano a infilarmi il costume per scendere in piscina e io cercavo di convincere la mano che doveva imparare a farlo da sola. Muore il sole ogni mattina, muore ancora adesso.
Che ne sanno tutti di come passo dal riso al pianto, che la mattina accendo il motore della macchina e ho paura, ma a volte sono felice e sorrido e penso che il mondo sia tutto mio, poi però all'improvviso sento che mi manca qualcosa e non riesco nemmeno a ricordare che cos'è, non me lo ricordo più.

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